LA NOSTRA STORIA

Nel settembre del 1908 un gruppo di amici tenne a battesimo una neonata nel mondo dello sport milanese: si chiamava Enotria Goliardo. Alla testa dei padrini figurava Alessandro Gaetani, meglio conosciuto come “papà Gaetani”. Nato nel 1876, Gaetani aveva al suo fianco Mario Giurati, futura medaglia d’oro, Antonio Sianesi destinato a diventare presidente della Lega Giovanile della Federazione Calcio, Ermanno Aebi Eraldo Gaudenzi, Tonolini e altri giovani fra i quali molti studenti universitari. Ecco perchè l’Enotria aggiunse quel Goliardo, ricordato ancor oggi dagli sportivi non più giovanissimi. Il gruppo, composto dapersone entusiaste e molto brillanti, giudò una delle forze rilevanti del calcio milanese che fiancheggiarono il Milan e la neonata Inter, tenuta a battesimo la sera del 9 Marzo 1908, in una saletta del ristorante Orologio da un gruppo di milanisti dissidenti.

Mancati sia papà Gaetani, deceduti nell’Agosto del 1949, sia Antonio Sianesi, mancato nel 1987, che erano i custodi dei particolari più o meno segreti della nascita dell’Enotria, ci si mise di mezzo un incendio, divampato nel 1963 nella nuova sede di via Cazzaniga. Tra le fiamme andarono completamente distrutte le carte dell’archivio dell’Enotria. Per questo motivo mancano alcuni punti di riferimento. Ma per soddisfare la curiosità dei tifosi ci sono alcuni particolari rivelatori della mentalità dell’epoca e che aiutano a rimpiangere meno le carte scomparse. In fondo l’annotazione di risultati ormai troppo lontani, ben poco direbbe ai nostri giovani.

Era appena cominciata la guerra 1915-18. I tempi erano grami. Bisognava risolvere un sacco di problemi; le finanze non erano certo sufficienti per fiancheggiare e sostenere gli entusiasmi dei dirigenti dell’Enotria.

Proprio sotto la spinta di necessità economiche, nacque l’episodio che riguarda Leopoldo Conti la cui vita è un romanzo. Per costruirla abbiamo attinto dal volume “I nerazzurri e i loro cinque scudetti” edito dall’Ambrosiana Inter nel 1940 a cura di Bruno Slawitz. Dunque: Poldo da bambino ha mosso i primi passi “calcistici” sul vecchio campo del Milan in via Bronzetti. Nelle file rossonere il fratello maggiore, modesto calciatore. La prima squadra in cui Conti giocò fu la Libera Ardita che poi doveva trasformarsi in Ardita Ausonia, formata in gran parte da ragazzi di porta Monforte. Con questa maglia Conti aveva cominciato a farsi notare; a mettergli gli occhi addosso furono i dirigenti dell’Enotria Goliardo composta da studenti capeggiati dal panciuto Fossati. Quei dirigenti lo chiesero in prestito perchè disputasse nelle file dell’Enotria un torneo studentesco. Il torneo fu vinto dall’Enotria; il giovane Conti ebbe grandissima parte di merito in questo successo. Le centinaia di spettatori della manifestazione erano attratte dal gran parlare che si faceva in giro di quell’astro nascente. Ma la notorietà di Poldo doveva aumentare per un primo incidente.Conclusa la manifestazione, stando ai patti stipulati fra Ardita e Enotria, Conti avrebbe dovuto far ritorno alla società di origine. Senonché i dirigenti dell’Enotria decisero di non restituirlo. Invano quelli dell’Ardita urlarono e protestarono. Gli enotriani tennero duro e incoraggiati dallo stesso Conti che, trovandosi bene nella nuova società, non voleva saperne di tornare all’ovile. Dirigenti e soci dell’Ardita giunsero a minacciare ed anche aggredire qualche dirigente dell’Enotria. Il presidente dell’Enotria chiese all’Ardita che inviasse una Commissione per regolare la “questione Conti”. L’incontro si svolse in una saletta di un bar in corso Indipendenza, con la conclusione che l’Enotria dovette versare nelle casse dell’Ardita una somma pari a 50 lire per la cessione definitiva del giocatore. Si può dire, dunque, che Conti è stato il primo giocatore italiano passato da una società all’altra dietro versamentodi una cifra in denaro. Il gran parlare attrasse l’attenzione dell’Inter che, puntò su Conti. L’Inter per assicurarselo si rivolse direttamente al presidente dell’Enotria Alessandro Gaetani. I dirigenti nerazzurri confidavano che il mite e buon “papà Gaetani” non avrebbe opposto soverchia resistenza al nuovo trasferimento del ragazzo. Invece il rifiuto dell’Enotria fu netto e categorico: Conti è nostro !! Per lui abbiamo speso cinquanta lire e non lo molliamo. Conti, per qualche giorno, perse il sonno e l’appetito. L’Inter, la grande società, lo tentava; ma come piantare in asso l’Enotria che tanto aveva fatto per averlo? A decidere Conti ci pensarono i ragazzi della “quinta” squadra dell’Inter. Capitanati da Leone Boccali. Una volta in mezzo ai ragazzi dell’Inter, Conti fu… rapito e trasportato di forza alla sede della società. Figurarsi quelli dell’Enotria. Venuti a conoscenza del “ratto”, in massa corsero alla sede dell’Inter per riavere il loro tesoro. Netto il rifiuto nerazzurro. Andò a finire con un nuovo compromesso, Gaetani pensò che, dopo tutto, non aveva il diritto di ostacolare la carriera di un giocatore che, presto o tardi, avrebbe finito per andarsene. Meglio accettare il bigliettone da cento lire. Finisce qui la storia ricostruita da Bruno Slawitz, un episodio che anticipa quello che un domani sarà il calciomercato. Fermo negli anni dal 1916 al 1919, il campionato si rimise in cammino nel 1920 e l’Enotria, presente all’appuntamento, si schierò al via nel girone B della Lombardia. Lo scudetto fu vinto dai nerazzurri dell’Inter che l’avevano conquistato dieci anni prima. Il comportamento dell’Enotria fu brillante. Infatti alle spalle del Milan (punti 29) si piazzò proprio l’Enotria Goliardo (14), davanti all’Atalanta (11), Chiasso (8), Pavia (5), Ausonia (2). Nell’anno sucessivo (stagione 1921-22), si verificò un evento senza precedenti, destinato a restare unico nella storia delle pedate nazionali. Fu burrasca su tutta la linea tra i ranghi federali e tra le società ricchee quelle “povere”. Il campionato com’era congegnato, diviso tra Italia settentrionale e Italia centro-meridionale, con gironi regionali che portavano alle semifinali interregionali per concludersi nella finale tra le vincitrici, risultava quanto mai macchinoso. Di qui la proposta delle grandi società di ridurre il numero delle squadre. Vi fu una burrascosa assemblea a Torino. Le “grandi” non vollero più far parte della FIGC e se ne staccarono aderendo a una Confederazione calcistica italiana (CCI) con sede a Milano ( la Federazione Calcio risiedeva a Torino). Fu un anno confuso che portò al titolo due squadre: la Novese nel campionato FIGC, la Pro Vercelli in quello dell CCI. E l’Enotria ? Dopo una stagione al quanto fiacca (1921) al termine della quale, schierata nel girone F della Lombardia, finì in coda con due soli punti preceduta dalla Trevigliese (22) dalla Juventus Italia (8), dalla Nazionale Lombardia (4), decise di restare nella FIGC non seguendo l’esodo delle maggiori irvali. Si comportò benissimo dominando il girone C, terminato con 10 punti davanti alla Juventus Italia,al Monza (5) e al Casteggio (4). Nel successivo girone finale si piazzò quarta con 4 punti, preceduta dall’Esperia di Como (9), dalla Cremonese (6) e dal Como(5). La situazione in seguito alla spaccatura, si era fatta insostenibile; alla fine prevalse il buon senso che portò all’accordo del 26 Giugno 1922. A Brusnengo si riunirono i dirigenti della FIGC e della CCI sotto l’arbitrato del comm. Emilio Colombo, allora direttore della Gazzetta dello Sport. Fu proprio lui d’accordo le due rivali. La CCI venne assorbita dalla Federazione Italiana Gioco Calcio.

Cessato il vento che aveva soffiato sul mondo del calcio, in casa Enotria si rimisero al tavolino per fare un quadro della situazione, non dimenticando di dare un’occhiata alla condizione economica. Di qui la decisione che definiremmo storica, destinata a dare un’impronta alla futura attività della società che si avviava a compiere vent’anni. Meglio navigare nelle acque dilettantistiche non meno procellose ma certo meno care e che per di più, davano la soddisfazione di allevare o di scoprire nuovi talenti. Una specialità nella quale l’Enotria si sarebbe specializzata e che continua ancora nei nostri tempi. Nell’Ottobre del 1945 si rimise in moto anche il massimo campionato. Sulla scia delle maggiori società, riprese anche il cammino del calcio cosiddetto minore. In quell’epoca uno dei problemi più assillanti era quello della casa. Il problema riguardava anche le società , per le quali la casa era rappresentata non tanto dalla sede quanto dal terreno di gioco. Giocare infatti su impianti che ospitavano altre formazioni, era se non problematico almeno di difficile soluzione. Si doveva sempre dipendere da altri e, se tutto non funzionava secondo i tempi previsti, era difficile operare sia nella disputa delle partite, sia negli allenamenti e nella cura del vivaio. Come non bastassero questi intoppi, all’Enotria le cose si complicarono ancor più a causa di uno “sdoppiamento”. Nell’ansia di ricostruire, a un certo momento le Enotrie furono addirittura due: la SS Enotria 1908 e l’Enotria Goliardo. Uno dei compiti affidati a Davide Elleni, inviato da Trabattoni, fu quello prioritario della unificazione. Grazie ai buoni uffici e alla collaborazione del vicepresidente Remo Portaleone si giunse alla fusione sancita da un accordo stilato nel 1955-56.

Allora la sede era in via Varanini presso la Berlingeretta. Realizzata la riunificazione, si verificarono altri due cambi di sede: prima in viale Piave sopra il cinema Metropol, poi in via Sirtori nel ristorante di Ugo Giovannini che, dopo il periodo commissariale, divenne presidente. Il fatto nuovo e determinante si verificò nel 1960 quando – con l’appoggio del presidente del Comitato Regionale Lombardo della Federazione Calcio Antonio Sianesi e con l’intervento dell’assessore allo sport del Comune di Milano dottor Gianfranco Crespi – venne assegnata in precario all’Enotria un’area ubicata nella zona 12, lungo le rive del Lambro, alle spalle dello stabilimento della Rizzoli Editore. Nel corso della prima ispezione all’area, i dirigenti della società rossoblù rimasero perplessi. Il terreno, sito in una depressione, quasi all’altezza delle acque del fiume, si presentava come una grande marcita. Le acque, tracimando, avevano creato una palude là dove venivano portati i rifiuti. Il terreno era diventato una discarica abusiva. Questo acquitrino maleodorante, ove straripavano le acque non certo limpide del Lambro, doveva essere rialzato per ospitare gli impianti e i servizi. Nel frangente si verificò una circostanza favorevole: in via Palmanova si stava costruendo la metropolitana. Gli scavi fornirono gran parte del materiale necessario per annullare la depressione.

L’attività di Ugo Giovannini, presidente dal 1964 al 1981, con alle spalle il comm. Davide Elleni nel frattempo nominato presidente onorario e, fiancheggiato da un gruppo di validi dirigenti capeggiati da Enzo Farenga, diede ottimi frutti. Le squadre da tre divennero dieci; il vivavio era formato da 220 ragazzi tesserati che la società addestra ed equipaggia. Oltre all’ampliamento del Centro di via Cazzaniga e al perfezionamento degli impianti, la dirigenza si è preoccupata, come società dilettantistica, di aiutare i giovani coinvolgendoli verso l’attività sportiva in modo da toglierli dalle strade sempre più pericolose. Proprio per questo benemerito sociale, le autorità sportive nazionali e cittadine hanno assegnato in tempi successivi all’Enotria:

– la Stella d’Argento al merito sportivo del CONI (1974),

– la Targa d’Oro CONI (1979),

– il Ducatone d’Argento Comune di Milano dell’assessorato allo sport (1980).

Sempre da Palazzo Marino, l’Enotria ha ricevuto nel 1975 l’Ambrogino d’Oro, nel 1982 l’Attestato di benemerenza e nel 2011 la qualifica di Associazione Storica Milanese.

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